LA STRADA
CHE INCANTA

Storia della scoperta
della Via degli Dei

Quando il tempo libero era ancora una scoperta recente e chi andava per boschi, invece che per le strade, veniva guardato con sospetto, ci fu un gruppo di “eroi moderni” che fece un lavoro straordinario per aprire nuove e antiche vie, in cui natura e storia si incontravano.

Questo documentario vuole raccontare la storia vera di un’impresa: la riscoperta della Via degli Dei – e la nascita del suo mito – grazie a un gruppo di amici spinti dall’amore per il territorio e le sue meraviglie.

Sinossi

Quando il tempo libero era ancora una scoperta recente e chi andava per i boschi, invece che per le strade, veniva guardato con sospetto, ci fu un gruppo di “eroi moderni”, che fece un lavoro straordinario per aprire nuove vie e riscoprire quelle antiche in cui natura e storia si incontravano.

Questo documentario vuole raccontare questa storia: la storia di quel che tra Emilia Romagna e Toscana fu alle origini di un fenomeno mondiale come quello dei cammini. La storia della via degli Dei, quando era ancora in forma di antichi sentieri ricoperti di rovi e vegetazione e quando, sotto strati di terreno, si nascondeva un antico tesoro.

È la storia di Sergio e della compagna Marinella, accompagnatori del Cai, impegnati per tanti anni come volontari nella pulizia dei sentieri. Ed è la storia di Domenico Manaresi e del gruppo “Dû pâs e ‘na gran magnè”, amici che andavano in giro per le osterie dell’Appennino tra Bologna a Firenze, scrivendo man mano i cartelli (con i “dau bal zali”) di quel percorso, riemerso dal passato in modo evidente, come fosse stato sempre lì in attesa di essere riscoperto. Come loro altri, bambini negli anni ‘50, rimasero colpiti dal nome ultraterreno della via, che allora indicava la strada provinciale numero 59, una striscia di asfalto da Bologna al confine con la Toscana e, quasi quarant’anni dopo, hanno deciso di cercare di capire cosa ci fosse dietro quel nome.

È anche la storia degli universitari bolognesi degli anni ‘60 e ‘70, per i quali attraversare l’Appennino a piedi, spesso anche in inverno, poteva diventare la “tarzanata” per festeggiare la laurea e ritrovare, forse, una dimensione fantastica prima di buttarsi nella vita, quella vera. Quell’”incanto” nascosto nei boschi raccontato da Pupi Avati nel film del 1983 “Una gita scolastica”, ambientato proprio qui, sul cammino tra Bologna e Firenze.

E, ancora, quella della via degli Dei è la storia di Cesare Agostini e Franco Santi, di Castel dell’Alpi, e della diatriba che portarono avanti per trent’anni con istituzioni e università sulla collocazione sul versante emiliano della romana via Flaminia militare. Un avvocato e uno scalpellino che nei fine settimana estivi partivano alla ricerca del basolato della via – fatta costruire nel 187 a. C. per i trasferimenti dei legionari – , a costo di litigate con le mogli e affrontando sospetti di paese e controlli delle forze dell’ordine. È grazie all’ostinazione di questi due amici, archeologi per passione, se oggi i camminatori che percorrono la via degli Dei possono provare l’emozione, pressoché unica al mondo, di camminare in mezzo ai boschi su vie antiche più di 2mila anni.

I protagonisti di questa storia sono persone comuni, capaci però di fare qualcosa di straordinario senza ricevere indietro riconoscimenti o ricompense per il loro lavoro, se non la soddisfazione della scoperta, da condividere con amici e sodali. Un’impresa portata avanti spesso a sacrificio del proprio tempo e dei propri affetti, spinti dal desiderio di rendere i luoghi motivo di stupore e meraviglia per il maggior numero possibile di persone.